Dall'Irlanda il blues infuocato di Rory Gallagher

09.04.2017

Leader dei Taste e protagonista di una fortunata carriera solista, Rory Gallagher ha venduto oltre 30 milioni di album ed è considerato uno dei migliori chitarristi elettrici di tutti i tempi. Nel nostro paese purtroppo poco noto - in favore forse di altri Gallagher musicisti - merita di essere ancora ricordato, venticinque anni esatti dopo la sua morte, se non fosse per quella conversazione quasi "surreale" che Jimi Hendrix ebbe con i giornalisti americani all'indomani del festival di Woodstock.

William "Rory" Gallagher era nato a Bellyshannon, nel Donegal, il 2 marzo del 1948 e aveva cominciato a suonare la chitarra a soli nove anni. Di lui dissero che, nonostante l'enorme timidezza, "era davvero un musicista nato per suonare". Dalla chitarra, in effetti, Rory non si separò mai.

Influenzato da dischi blues di Muddy Waters e Leadbelly e da musicisti folk come Woody Guthrie , fin da ragazzo elaborò un suo stile personalissimo, che decise di portare a Londra, nel pieno della cosiddetta British Invasion.

Gallagher si mantenne lontano da qualsivoglia compromesso commerciale. Con la sua fedelissima Fender Stratocaster Sunburnst del 1961 -che aveva acquistato usata per 100 sterline a Cork e che aveva cercato a lungo e con passione dopo un furto - incise undici album in studio e tre live.

I Taste con un sound elettrico molto duro erano ormai alla pari di altri super-trio dell'epoca come gli Experience di Hendrix o i Cream di Clapton; e l'Isola di Wight fu l'apice della loro carriera come band ma anche probabilmente il "canto del cigno". Lo scioglimento fu traumatico per Rory.

Rory mise assieme la nuova band di supporto e dal 1971 al 1974 diede alle stampe quattro album in studio uno più bello dell'altro: "Rory Gallagher", "Deuce", "Blueprint" e "Tattoo". Il talento puro di Gallagher come compositore "esplose" agli occhi del mondo musicale, soprattutto in "Deuce", contenente capolavori assoluti come I'm Not Awake Yet e Crest of a Waveche divennero capisaldi delle sue fumiganti esibizioni live, divenute ormai celebri in tutta Europa. Proprio gli album dal vivo diverranno negli anni a venire un culto vero e proprio per generazioni di chitarristi che considereranno Rory come loro ispirazione. Soprattutto il live titolato "Irish Tour '74", recentemente ripubblicato in un sontuoso cofanetto contente anche il documentario di Tony Palmer e imprescindibile per chiunque ami il rock e il blues, divenne anche una sorta di manifesto politico involontario.
Come ben sappiamo l'Irlanda della metà degli anni Settanta non era propriamente un posto tranquillo in cui suonare ma l'antirockstar per eccellenza non se ne preoccupò affatto e dimostrò che la paura si poteva vincere, che la vita poteva vincere sulla morte e sul terrore. Sconsigliato da tutti suonò concerti meravigliosi a Belfast, Cork, Dublino e fu soprattutto nel docufilm di Tony Palmer che Gallagher si mostrò al mondo com'era, una persona semplice vera e non un'immagine: camicia da boscaiolo, jeans sgualciti e chitarra scrostata, l'importante era la sua musica.


La carriera solista lo interessava a tal punto che, nel 1975, rifiutò un posto nei Rolling Stones, dopo l'abbandono di Mick Taylor. Sulle ragioni del "no" di Gallagher se ne discute ancora oggi, considerato l'amore che il chitarrista aveva ai tempi per il gruppo, visto per la prima volta a Londra, a sedici anni.

Allora, la band guidata da Mick Jagger doveva sembrare piuttosto instabile, anche perché Keith Richards non stava troppo bene. Rory Gallagher, poco avvezzo allo stile di vita "selvaggio" degli Stones e in generale agli eccessi della vita da rockstar, decise di lasciarsi quell'opportunità alle spalle e partire per un lungo tour in Giappone. Al suo posto, venne scelto Ronnie Wood.

Gli anni che seguirono furono un susseguirsi di ottimi album e tournée trionfali, sia in Europa ma anche e soprattutto negli Stati Uniti, dove divenne il musicista più richiesto dalle star americane Muddy Waters e Jerry Lee Lewis, e dai Festival più importanti.
Il ritmo di vita frenetico e senza soste lo portò a uno stress spaventoso che purtroppo il buon Rory pensò bene di placare attaccandosi alla bottiglia, cosa che gli fu in seguito fatale, nonostante un trapianto di fegato. Fra tutti gli ottimi album incisi in studio negli anni che vanno dal 1974 al 1990 vale la pena citare "Calling Card" del 1976, un album molto completo che arriva a sconfinare nel jazz e che fu l'ultimo della sua band al completo. Gli anni Ottanta e Novanta, molto "bui" dal punto di vista della musica blues e rock, ritenuti superati dall'elettronica, lo videro sfornare altri album di livello ma dalla scarso successo commerciale. Nelle sua famose esibizioni live però Rory non perse smalto e mordente, riproponendo alla grande il suo repertorio e quello dei compianti Taste. Purtroppo la sua dipendenza dagli alcolici chiese il conto nelle prima metà degli anni Novanta, dopo un ritorno al blues classico con "Fresh Evidence" (1990) che ebbe buon riscontro commerciale dovette sottoporsi ad un trapianto di fegato che però non risolse i problemi.
Rory Gallagher morì il 14 giugno 1995 all'età di 47 anni. Non lasciò né moglie né figli, tanto era stata totale la sua dedizione all'arte e alla musica, cosa che lo portò però alla morte prematura.

Quel giorno il silenzio calò su tutta la sua Irlanda da Bellyshannon a Cork, da Dublino a Belfast.

Tutte le televisioni irlandesi e perfino la BBC, interruppero quel giorno le trasmissioni. I suoi funerali vennero trasmessi in diretta nazionale. Non si contano gli artisti che gli hanno reso omaggio ringraziandolo per l'ispirazione: The Edge, Eric Clapton, John Mayall, Bon Jovi. mentre, tra gli altri, il chitarrista dei Queen Brian May commentò:

Sempre il solito ragazzo, mai diventato come una vera star. Aveva solo ambizione di suonare (un musicista puro). Non so se questa possa risultare un'affermazione banale o altro ma è la pura verità. Non ho mai conosciuto nessuno come lui, mai. Mi ha insegnato l'umiltà e la dedizione e ho rafforzato la mia convinzione che questo era davvero un grande lavoro.

E da noi? Forse ci fu un po' meno considerazione per un uomo che aveva conquistato il mondo musicale con il suo blues "moderno". Lo aveva conquistato a tal punto che, quando a Jimi Hendrix, intervistato subito dopo il festival di Woodstock e una Star Spangled Bangle da brividi, venne chiesto "Cosa si prova a essere il chitarrista più bravo del mondo?", lui umilmente rispose :

"E che ne so, chiedetelo a Rory Gallagher!".

da: stonemusic.it, magazzininesistenti.it

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia