I solid state degli anni ‘80 

11.04.2020

di TidalRace  


In molti siti del Web si afferma che la tecnologia valvolare analogica contenuta negli amplificatori per chitarra elettrica sia quanto di più lontano possibile da una progettazione accurata e moderna, soprattutto se vista con gli occhi del progettista d'alta fedeltà. In parte questo è vero, osservando che spesso gli schemi moderni si rifanno ai primi progetti, a loro volta derivati dalle vecchie radio a valvole e agli schemi consigliati dai produttori di tubi a vuoto.

I chitarristi, inoltre, sono ormai abituati a certi suoni arrivati nei decenni a cavallo tra il '50 e il '70 e, trovandosi di fronte una certa marca d'amplificatore, come pure di chitarre, si aspettano un determinato suono. Qualsiasi differenza significativa sulla timbrica, non è quasi mai apprezzata.

Di fronte a un Marshall, per esempio, ci si aspetta un bel suono distorto, mentre di fronte a un Fender, un bel suono pulito. Se si andassero a visionare gli schemi elettrici di questi due amplificatori, si troverebbero più analogie che differenze, eppure a livello sonoro è impossibile confonderli. Questo perché se la polarizzazione dei tubi è più o meno simile, per logica di funzionamento, le differenze risiedono nel numero di stadi di guadagno e nei tagli di frequenza dei toni, delle reti di equalizzazione, oltre alle differenze dei modelli di valvole e altoparlanti. Tra l'altro aziende come Marshall, Mesa e altre iniziarono proprio modificando i primi Fender.

Alcuni sostengono che non ci sia stata più evoluzione nella progettazione degli amplificatori per chitarra elettrica, per ciò che riguarda il suono. Quelli che hanno modificato progetti già esistenti hanno spesso creato qualcosa di diverso e per molti piacevole e innovativo. A conferma di ciò, ci sono le testimonianze di semplici appassionati che si sono divertiti a modificare il suono di alcuni amplificatori anche recenti, tirandone fuori una timbrica abbastanza diversa e più vicina ai loro gusti.

Negli anni '70 le grandi aziende introdussero una serie di modelli a transistor che però non furono accolti con entusiasmo, perché ai tanti vantaggi che avevano (minor costo, peso e dimensioni, assenza di manutenzione e migliore affidabilità generale) si contrapponeva la mancanza dell'elemento principale: il suono.
L'errore iniziale fu quello di sostituire le valvole con i nuovi transistor semplicemente adattando l'alimentazione ai nuovi componenti senza modificare il circuito, che portò alla mancanza della distorsione armonica valvolare e a una risposta più lineare di tipo Hi-Fi.

Questi amplificatori a transistor, comunque, vennero adottati spesso dai jazzisti, basti pensare ai modelli Polytone, che si trovano usati a prezzi compresi fra i 4cento e gli 8cento euro, mentre nuovi a oltre mille euro, o Roland con la serie Jazz Chorus, con valutazioni comprese ancora tra 4cento e 8cento euro, in proporzione alla potenza erogata, quando un JC120 costa circa mille euro nuovo. 

Di fatto nell'amplificazione di bassa potenza e dimensioni minime, tipiche d'un utilizzo casalingo nonché di un prezzo abbordabilissimo oltre a un suono molto pulito, furono sempre imbattibili, avendo i valvolari costi di produzione ben maggiori. 

Vi furono anche diversi tentativi, in parte riusciti, d'incontro tra le due tecnologie. Vi erano infatti modelli con il preampli a transistor e il finale valvolare o viceversa, che mettevano insieme pregi e difetti dei due sistemi, senza però soppiantare i valvolari veri. Una delle aziende attive in questo campo fu Music Man, un suo modello da 65 watt potrebbe valere circa 7cento euro oggi, mentre un'altra fu Peavey, con i modelli Classic VTX e finale composto da due 6L6, valutabile tra 4cento e 7cento euro. 

In seguito s'introdussero i circuiti definiti high-gain, cioè ad alto guadagno, per avere più saturazione e compressione del suono e quindi incrementare il sustain, che presto o tardi fu adottato su molti modelli.

Una delle aziende che si seppe conquistare un grande pubblico fu Peavey, che negli anni '80 ha introdotto moltissimi modelli sul mercato sia di amplificatori, sia di strumenti.
Una sua linea d'amplificatori a transistor di quegl'anni proponeva il piccolo Decade (dieci watt e cono da otto pollici), il più grande Studio Pro (venti watt e cono da dodici pollici, acquistabile ora a un prezzo compreso fra i 150-200 euro), il conosciuto Bandit (due canali, cinquanta watt e cono Scorpion da dodici pollici, con valutazioni comprese fra le 200-250 euro, addirittura superiore all'usato dei più recenti Transtube, molto vicino al prezzo del nuovo) e infine il potente Special (due canali, 120 watt, cono sempre Scorpion da dodici pollici e valutazione di circa 250-300 euro).

In quasi tutti questi era presente un controllo denominato "saturation" che prometteva una compressione simile a quella di un valvolare e che con il tempo si sarebbe trasformata nella Transtube.
Un'altra buona marca può essere considerata Crate, con i suoi modelli Stereo Chorus G-40C da venti watt per canale a operazionali, o l'ibrido GT80 reperibile adesso a circa 150 euro.
In Inghilterra Marshall, per allargare la sua gamma di prodotti, introduceva la serie Valvestate con un doppio triodo, utilizzato per scaldare il suono del preamplificatore.
Amato da alcuni e odiato da altri, ha comunque introdotto una piccola novità negli amplificatori a stato solido, facendo sicuramente la fortuna del marketing e dei negozianti. Nella sua vasta gamma, anche in versione stereo e con effetti incorporati proseguita in seguito con la serie AVT, è possibile acquistare usato un combo da 65 watt o più a 3cento euro. E' possibile comunque reperire altri modelli Valvestate usati con cifre comprese tra i cento e i 4cento euro, a seconda della potenza e del loro grado d'usura. 

La foto ci mostra l'interno di un Valvestate 8040 da quaranta watt, con un tubo 12AX7 visibile al centro della scheda, un riverbero a molle in basso a destra, un finale integrato con il suo dissipatore a sinistra, la sezione d'alimentazione e tutta la scheda del preamplificatore molto ordinata, durante una riparazione presso un laboratorio. 

In Giappone anche Yamaha aveva una serie di validi amplificatori combo, come il monocanale JX40 (quaranta watt, un solo cono e valutazione compresa fra 150-200 euro), il G100-210 (due canali, cento watt, due coni da dieci pollici e un valido equalizzatore parametrico) o il G100-212 (simile al precedente ma con due coni da dodici pollici e un valore di circa 5cento euro). Un altro modello molto valido, ma introvabile, è il VR 6000.

Ritornando negli USA, una delle aziende da sempre apprezzate per i suoni puliti è Fender, con prodotti tipo il Deluxe 85 red knobs, che si può trovare usato a circa 3cento euro, oppure i modelli M80 Chorus o lo Studio 85, che vantano lo stesso finale e riverbero a molla, e tanti altri acquistabili a cifre comprese fra i 2cento e i 3cento euro.
Con una risposta molto lineare, questi amplificatori sono particolarmente apprezzati per il loro costo e la buona risposta con gli overdrive e gli effetti. Tale linea prosegue ai giorni nostri con la serie Frontman. 

Anche i prodotti artigianali in questi anni ormai lontani hanno detto la loro. Da citare, per esempio, un marchio che ha fatto delle cose interessanti, l'inglese Session. Nella foto, è riportato un modello in fase di restauro, usato molto ma dal suono estremamente convincente. Se si trovasse è possibile acquistarlo anche a cifre molto interessanti e da molti è considerato uno dei migliori amplificatori a stato solido. 

Ma la novità più interessante nell'amplificazione per chitarra degli ultimi decenni, almeno dal punto di vista tecnico, rimane probabilmente l'introduzione dei modelli a tecnologia digitale, introdotta la prima volta a metà anni '90.

Infine, per ciò che riguarda il basso, si possono citare gli amplificatori Ampeg o Trace Elliott, vendutissimi in quel periodo e dotati spesso di completi equalizzatori grafici con controlli slider o con medi parametrici ed effetti di chorus e compressori spesso incorporati.

da accordo.it

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia