Jazz, gli italo-americani nella storia

01.05.2017

Di grande importanza è stato l'apporto degli italo-americani nella storia del jazz.

Il jazz, è risaputo, nasce a New Orleans in Louisiana agli inizi del secolo; nasce dal ragtime (che si suonava fin dagli ultimi anni dell'800), dal blues, dagli spirituals, dalle ballate americane dell' '800, e infine dagli emigrati italiani e dai loro figli che avevano raggiunto New Orleans, che agli inizi del secolo era diventata un centro di raccolta di contadini e agricoltori provenienti dal sud dell'Italia. Al contrario del contributo ritmico e folkloristico dei neri, gli italo-americani portarono nel jazz gli strumenti a fiato memori della tradizione bandistica dei paesi dell'Italia meridionale che si è sempre tramandata di padre in figlio.

E infatti il primo musicista che incise il primo disco della storia del jazz nel 1917 era figlio di italiani. Il suo nome era Nick La Rocca ed era figlio di un ciabattino di Salaparuta in provincia di Trapani che aveva suonato la cornetta nella Fanfara dei Bersaglieri del Generale Lamarmora.

Nick La Rocca era a capo di un gruppo di musicisti di New Orleans chiamato Original Dixieland Jass Band del quale fecero parte altri due musicisti di origine italiana: il batterista Tony Sbarbaro e il pianista Frank Signorelli. Nel giro di pochi mesi l'orchestra dovette sostituire le due "esse" della parola Jass con due "zeta", a causa del fatto che a New York alcuni burloni sui manifesti stracciavano dalla parola Jass la "J " iniziale in modo che si potesse leggere "ass" che significa volgarmente "sedere". E siccome allora a queste cose "ci si faceva caso" la compagnia discografica Victor pretese che l'orchestra cambiasse la parola per evitare di esser "coperti di ridicolo". Questo fatto non appare in nessuna storia del jazz ma mi è stato raccontato dal figlio di Nick La Rocca, Jimmy (anche lui trombettista) con il quale ho spesso suonato.

Ma se Nick La Rocca è stato il primo musicista del jazz a cimentarsi con la sala d'incisione, uno dei pionieri del jazz in embrione è stato il batterista George Vitale meglio noto come Jack "Papa" Laine nato nel 1873. Laine diresse per molti anni la Reliance Brass Band a cavallo tra la fine dell'800 e i primi del '900 e di questa band facevano parte altri italo-americani fra i quali Vincent Barocco, Pete Pellegrini e il suonatore di basso tuba Giuseppe "Joe" Alessandra nato a Palermo nel 1865 ed emigrato a New Orleans a 30 anni. In un rarissimo reperto fotografico che ritrae la band nel 1906 vediamo Alessandra che si mise in posa indossando la divisa del Regio Esercito del Re Umberto I.

Ma la lista degli italo-americani che hanno creato il jazz non si ferma qui. Vorremmo ricordare Leon Roppolo che fu il primo grande clarinettista della storia del jazz, Joe Venuti il primo violinista, Eddie Lang (Salvatore Massaro) il primo chitarrista, Arnold Loyacano il primo contrabbassista, Tony Sbarbaro il primo batterista, Adrian Rollini fra i primi sassofonisti, Santo Pecora fra i primi trombonisti, Jimmy Durante (che diventerà celebre nel cinema) il primo pianista e via dicendo fino ad arrivare ai grandi cantanti Frank Sinatra, Dean Martin (Dino Crocetti), Tony Bennett (Antonio Benedetto); ai grandi compositori: Henry Mancini, Harry Warren (Salvatore Guaragna), Peter De Rose; ai grandi direttori d'orchestra: Nat Natoli, Guy Lombardo, Don Costa; ai grandi solisti del dopoguerra: Joe Pass (Passalacqua), Carl Fontana, Pete e Conte Candoli, Jimmy Giuffre, Tony Scott (Sciacca), Bucky Pizzarelli, Hank D'Amico, Chuck Mangione, Joe Lovano, Chick Corea, Scott La Faro, Johnny Guarnieri, Frank Rosolino, George Masso, Sonny Russo, Joe Morello, Buddy De Franco, Louie Bellson (Balassoni), Charlie Mariano...

Il jazz è una delle due nuove arti del '900, l'altra è il cinema; e potremmo dire che il cinema deriva dal teatro, così come il jazz deriva dalla musica, ma è tutta un'altra cosa.

Inoltre il jazz è entrato da decenni a far parte della grande musica; sono trascorsi settant'anni da quando Benny Goodman trionfò alla Carnegie Hall di New York e per arrivare ad oggi anche il Teatro dell'Opera di Roma da alcuni anni ha aperto i suoi battenti a questa musica che molti a torto definiscono esclusivamente afro-americana ma forse sarebbe meglio indicare anche come musica italo-americana.

di Lino Patruno ' 15 gennaio 2015  x Il Fatto Quotidiano

                                                                                             

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