Joaquin Rodrigo: Concierto de Aranjuez
Il Concierto de Aranjuez di
Joaquin Rodrigo è il più popolare Concerto che sia stato mai scritto
per chitarra ed orchestra, ed, anche, uno dei brani più amati
dell'intero repertorio orchestrale del '900. Le fonti biografiche
riportano che l'idea di scrivere il Concerto nacque quasi per caso
durante un pranzo 1 svoltosi alla fine dell'estate del 1938 in un ristorante della città di San Sebastian.
A tavola sedevano insieme
al compositore, il Marchese di Bolarque, nobile gentiluomo spagnolo suo
amico, e il chitarrista Reino Sainz de la Maza. Qui il Marchese chiese
espressamente a Rodrigo di scrivere un lavoro per il celebre interprete
ospite del pranzo. A quanto pare l'idea entusiasmò subito Rodrigo. Una
volta tornato a Parigi, città dove all'epoca risiedeva (erano gli anni,
in Spagna, della guerra civile, per cui molti spagnoli preferivano
vivere fuori della propria patria), il compositore cominciò subito a
lavorare al progetto, pur se tra mille esitazioni dovute alle difficoltà
legate alla natura stessa del compito.
Narra lo stesso Rodrigo 2
che, dopo numerose riflessioni, il secondo movimento ed il terzo gli
apparvero una mattina in mente, sotto la spinta di un'ispirazione
improvvisa, quasi "sovrannaturale". Il tema dell'adagio fu così generato
di getto, nella sua interezza, e poco dopo venne fuori allo stesso modo
anche quello del terzo movimento, nella sua forma pressoché definitiva.
Su queste prime idee fu, poi, sviluppata l'orchestrazione. Per ultimo
fu composto il primo movimento, che, a differenza degli altri due, fu
frutto di un lavoro più elaborato di gestazione e sviluppo, legato più
al calcolo ed alla riflessione compositiva, che alla pura ispirazione.
La scrittura del concerto
ebbe inizio nel 1938 e terminò un anno dopo, nel 1939 (in coincidenza
con il ritorno da Parigi del compositore e con la decisione di
stabilirsi definitivamente a Madrid). Va ricordato che in quegli anni
avevano visto la luce due altri importanti concerti per chitarra ed
orchestra, tra i primi ad essere scritti nel '900, legati entrambi alla
figura di Segovia. Nel 1939, infatti, Mario Castelnuovo-Tedesco, alla
vigilia della partenza per l'esilio statunitense, scrisse per il celebre
chitarrista spagnolo il Concerto in re maggiore op. 99, e l'anno seguente, 1940, Manuel Ponce dedicò sempre a Segovia il Concierto del Sur,
che aveva avuto una lunga e "sofferta" gestazione: entrambe le opere
furono eseguite in prima mondiale a Montevideo. Tra quelle due storiche
"prime", il 9 novembre 1940 ebbe luogo a Barcellona la "prima
esecuzione" del Concierto de Aranjuez, presentato al Palau de la Musica
dal suo dedictario, Regino Sainz de la Maza, con l'Orchestra Filarmonica
di Barcelona diretta da Cesar Mendoza Lassalle.
Il Concierto de Aranjuez
sin dalla sua prima uscita guadagnò immense fortune di pubblico e
critica, al punto da divenire in breve una vera e propria "icona" della
musica e della chitarra spagnola. Numerosissimi sono stati gli
interpreti che fino ad oggi hanno eseguito il concerto ed altrettanto
numerose sono le incisionidiscografiche succedutesi, in una continua
crescita di consensi, che sembra, sino ad oggi, non essersi mai
arrestata.
Il Concierto de Aranjuez
Un'analisi del Concierto de Aranjuez non
può fare a meno di prendere le mosse dalle parole dello stesso
compositore e dalle autorevoli opinioni suscitate sin dal suo apparire
tra critici e musicologi.
Rodrigo, in una sua celebre dichiarazione, così sintetizza il carattere del lavoro:
"Il Concierto de
Aranjuez, sintesi del classico e del popolare, di forma e di sentimento,
suona nascosto sotto le fronde del parco che circonda il Palazzo
Barocco e vuole soltanto essere agile come una farfalla ed elegante come
una veronica 3".
"...Una volta concepito il
Concerto, bisognava collocarlo in un'epoca e, ancor più, in un luogo.
Un'epoca durante la quale i fandanghi si riducono in fandanguillos e il
canto e la buléria scuotono l'àmbito ispanico: Carlos IV, Fernando VIII,
Isabel II, toreri, Aranjuez, America.
Ai grandi virtuosi non
bastava brillare come solisti: avevano bisogno di distinguersi in mezzo e
al di sopra di un complesso strumentale, in una suprema esibizione di
tecnica. Da questo desiderio nasce il Concerto, forma suntuaria e
decorativa che, volendo contrapporre lo strumento all'orchestra, ha
ingrandito in proporzioni considerevoli le possibilità degli strumenti
solisti. Lo stesso sforzo è stato richiesto alla chitarra e questo
improvviso processo di ingrandimento ha posto una serie di insoliti
problemi tecnici che Sainz de la Maza ha dovuto, non solo risolvere ma
addirittura dominare. Sarebbe ingiusto richiedere forza a questo
Concerto e invano attenderemmo da esso le grandi sonorità: sarebbe come
falsare la sua concezione e imbastardire lo strumento fatto di sottili
vaghezze. La sua forza va cercata nella leggerezza e nell'intensità dei
contrasti. Il Concierto de Aranjuez suona nascosto nella brezza che
agita il fogliame dei suoi parchi e vorrebbe solamente essere forte come
una farfalla e sottile come una veronica 4" .
In seguito, sempre Rodrigo, con più dovizia di particolari, così descrive la sua composizione:
Il "Concierto de
Aranjuez" prende il titolo dal famoso sito reale a 50 km. da Madrid
sulla strada per l'Andalusia. Questo era un luogo particolarmente caro
ai Borboni.
La chitarra con
un'audacia senza precedenti si contrappone all'intera orchestra formata
da ottavino, flauto, oboe, corno inglese, due clarinetti, due fagotti,
due corni, due trombe e quartetto. E in ogni momento la chitarra è
solista, e l'orchestra provvede ad un delicato contrasto in una
trasparente tessitura e con una costante vivacità.
Il primo movimento
("Allegro con Spirito") è tutto animato dalla stessa forza e allegria
ritmica senza che i due temi che lo compongono interrompano il suo
vibrante incedere. Il secondo ("Adagio") vuole essere un dialogo
elegiaco tra la chitarra e gli strumenti solisti: corno inglese,
fagotto, oboe, tromba ecc. Un profondo e ininterrotto battito sorregge
l'intero edificio sonoro di questo movimento. Il terzo movimento
("Allegro gentile") evoca una danza cortigiana nella quale la
combinazione di due ritmi (a 2 e a 3 tempi) così come una struttura
leggerissima mantengono il tempo in allerta fino alla corona finale.
L'esposizione del primo movimento non manca di alcune curiosità. Il tutti
orchestrale tipico dei concerti, che in uno stile grandioso preannuncia
le esposizioni dei due temi del primo movimento, è in questo lavoro
rimpiazzato da un breve preludio; la chitarra, supportata da un
affascinante suono d'arco al contrabbasso, che espone un soffuso pedale
di Re, scandisce e "strappa" una caratteristica figurazione ritmica
sull'accordo perfetto di Re maggiore, che guadagna in intensità e dalla
quale segue un altro elemento ritmico che ha una maggiore energia in
stile staccato. Tutto ciò risolve in una rapida scala discendente, dopo
la quale la sezione d'archi dell'orchestra, e l'intera orchestra ripete
questo piccolo preludio. Tutto è nella tonica di Re maggiore; e in
questa stessa tonalità i violini espongono il primo tema del lavoro,
accompagnato e seguito dalle due figurazioni ritmiche dell'introduzione
che si ripresentano in una larga parte del primo movimento.
1. Da: José Mª Mandago Artigas - Concierto de Aranjuez. Prima esecuzione: Barcellona, 9 novembre 1940 (parte prima).
Il FRONIMO N°127, Anno Trentaduesimo - Luglio 2004
2. ibid.
3.da: Massimo delle Cese - Fernando Lepri:- Concierto de Aranjuez; Fantasía para un Gentilhombre. Guitart: Minus Collection; Anno I, N° 1, Febbraio 1999.
4. da: José Mª Mandago Artigas - Concierto de Aranjuez. Prima esecuzione: Barcellona, 9 novembre 1940 (parte terza). Il FRONIMO N°129, Anno Trentatreesimo - Gennaio 2005
da: dotguitar.it