Pat Metheny

05.02.2018

Virtuoso della chitarra, compositore dalle mille sfaccettature, produttore innovativo e pioniere della chitarra sintetizzatore, detiene una invidiabile posizione, principalmente dovuta ad un'insaziabile intelligenza musicale ed apparentemente ad un'energia senza fondo.

Patrick Bruce Metheny nato il 12 agosto 1954 nel Missouri a Lee's Summit, un sobborgo rurale di Kansas City, ha frequentato assiduamente le sei corde da subito. Istruttore quando era ancora teenager all'Università di Miami ed alla Boston's Berklee College of Music, deve il suo ingresso al mondo della musica "adulta" grazie al già allora conosciuto Gary Burton. Infatti, incontrato il celebre vibrafonista al festival di Wichita, il diciannovenne chitarrista lo convince a dargli un posto nel suo gruppo.

Lavorando con lui si troverà a suonare con musicisti del calibro di Steve Swallow ed Eberhard Weber(basso), con il batterista Bob Moses e con il chitarrista Mick Goodrick. Mentre ancora fa parte della band di Burton, in dicembre Metheny registra con Jaco Pastorius e Bob Moses il suo primo album come solista, l'ormai mitico "Bright Size Life" per conto della neonata ECM.

Un esordio impressionante se si considera che Pastorius, scomparso prematuramente, è tuttora da molti considerato il massimo bassista elettrico del Novecento.

Durante il suo periodo di permanenza all'ECM (un'etichetta di culto per il jazz e la musica contemporanea), Metheny è apparso su numerosi album, sia in versione solistica che con il suo Pat Metheny Group. Ed è proprio grazie alle notevoli vendite dell'album omonimo "The Pat Metheny Group", appunto (inciso nel 1978), che raggiunge lo status di stella riconosciuta della musica.

Poi, insieme con un team di superstar del jazz quali Dewey Redman, Michael Brecker, Charlie Haden e Jack DeJohnette, Metheny incide l'album "80-81" ed intraprende un lungo tour mondiale, conquistandosi tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, un pubblico sempre più vasto.

In seguito, forte della sua insaziabile curiosità, ha sviluppato esperienze con i più diversi e innovativi personaggi. Un ventaglio di collaborazioni che spaziano dal jazz di stampo tradizionale, come nel caso di Sonny Rollins, all'avanguardia pura come nel controverso "Song X" in duo con il re del "free" Ornette Coleman. Ma sulla ricca e stimolante strada del chitarrista americano troviamo anche Paul Bley, Paul Motian, Hubert Laws, Roy Haynes, Miroslav Vitous, Dave Liebman, Eberhard Weber, Julius Hemphill, Billy Higgins, Milton Nascimento, Herbie Hancock, Steve Reich, Joshua Redman, Bruce Hornsby, John Scofield, Trilok Gurtu e icone della canzone d'autore come Joni Mitchell e David Bowie (con cui incide la celebre "This is not America").

Nel 1987, con brani come "Last Train Home" e "Minuano", tratti dall'album "Still Life (Talking)", la dimensione universale della musica del Pat Metheny Group viene definitivamente confermata. Ormai il suo suono attrae il pubblico del jazz come quello del rock, quello della new age come quello dei consumatori casuali di musica.

Metheny si è anche cimentato con il cinema, con esiti curiosi. Nel 1996, ad esempio, viene pubblicata la colonna sonora di "Passaggio per il paradiso", film new age che vede Metheny impegnato come polistrumentista.

Abilissimo con diversi tipi di chitarre (alcune delle quali costruite appositamente per lui da noti liutai e case produttrici), Metheny possiede, a detta dei critici "un limpido fraseggio che fonde amabili linee melodiche con gli insegnamenti dei grandi maestri della moderna chitarra jazz, da Jim Hall (con il quale inciderà nel 1999 un album in duo) a Wes Mongtomery". Attratto anche dai più aggiornati mezzi messi a disposizione dalla tecnologia, è inoltre considerato uno dei massimi specialisti della synth guitar. Grazie a tutto ciò si è imposto frequentemente nei referendum delle più prestigiose riviste di settore, conquistando numerosi Grammy Award.

L'ampiezza di vedute che da sempre caratterizza il chitarrista lo ha anche portato a tessere proficui sodalizi con il compositore Steve Reich, esponente di spicco della cosiddetta "Minimal Music", ad esempio nel bellissimo "Electric Counterpoint", oppure a collaborare con uno dei più audaci e originali colleghi di strumento, l'inglese Derek Bailey, maestro della musica improvvisata europea.

Impossibile comunque citare tutta la sua produzione che, se ultimamente ha registrato qualche dubbia caduta di gusto, si è sempre mantenuta su livelli molto alti, soprattutto all'inizio di carriera. Ma il vulcanico chitarrista non smette mai di stupire. Sulla scia di quello che aveva già fatto Keith Jarrett con il pianoforte, ha sfornato un superbo disco chitarristico, quel "One Quiet Night" che, inciso in solitudine con la chitarra baritono, lo ha rilanciato agli occhi di critica e pubblico non solo come virtuoso dello strumento ma anche come compositore dalla toccante vena melodica.

Da:  https://biografieonline.it

                                                                                                                       


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