Wes Montgomery, il chitarrista jazz definitivo

01.05.2017

Il discorso su Wes Montgomery lo faccio semplice e incisivo, come lo stile di Wes. Ci sono state due scuole stilistiche principali della chitarra jazz: quella bianca e quella nera. Quella bianca più rapsodica, virtuosistica e intellettuale, e quella nera più blues-swing espressiva.



​Da una parte Eddie Lang, Django Reinhardt, Billy Bauer e a seguire tutti gli altri grandi. Dall'altra, Charlie Christian (fine anni '30 inizio '40) e il suo straordinario epigono: Wes Montgomery (fine anni '50 gran parte dei '60); poi a seguire George Benson ecc. Naturalmente c'è stata una pletora di grandi chitarristi sia di colore sia bianchi che hanno fuso queste due grandi correnti stilistiche, fondando a loro volta altre tendenze e aprendo quindi nuovi scenari...
Wes Montgomery è stato quello che a oggi può essere considerato il chitarrista jazz definitivo, l'assoluto riferimento di quella corrente stilistica blues-swing. Ciò a fronte di una meravigliosa attitudine alla sintesi dei vari elementi ritmici, armonici e melodici; aveva pure un timbro molto definito, chiaro ma allo stesso tempo ampio e avvolgente (anche perché suonava senza plettro, con il pollice).
Wes nelle sue improvvisazioni, oltre a una prodigiosa capacità di disegnare molte e superbe linee melodiche, aveva eccezionali doti di dinamica e abilità di stare sul tempo, nel senso che sapeva tanto swingare appresso alla scansione metronomica quanto astrarsene per "imporre" le sue invenzioni estemporanee "scolpendo" incisivi motivi-riff.
Usava spesso inframezzare i suoi assoli a note singole, con passaggi a ottave, e addirittura con interi accordi (tecnica chiamata block chords).

da: carlopasceri.it

John Leslie "Wes" Montgomery (Indianapolis, 6 marzo 1923 - 15 giugno 1968) è stato un chitarrista e compositorestatunitense di musica jazz.

È riconosciuto universalmente come uno dei maggiori chitarristi nella storia del jazz, capace di seguire ed evolvere la traccia lasciata dai grandi pionieri dello strumento, come Django Reinhardt e Charlie Christian.

Gli Inizi

Cresciuto con i due fratelli Buddy e Monk che inizieranno presto a suonare uno il piano e l'altro il contrabbasso, all'età di 19 anni ha la "folgorazione" ascoltando un brano del chitarrista Charlie Christian. Da quel momento la chitarra diventa la sua ossessione: compra un amplificatore e una chitarra e inizia a studiare da solo quelle linee melodiche copiate dai dischi di Christian. Nel frattempo si sposa, ha dei figli, lavora come saldatore in una piccola officina di Indianapolis, ma tornato a casa dal lavoro passa intere notti con la chitarra in mano.

A quanto si dice, per creare meno fastidio ai vicini, Wes decide di abbandonare il plettro e di suonare con il pollice,[1] ottenendo così un suono più morbido e ovattato, che in seguito intere generazioni di chitarristi cercheranno di imitare.

Carriera

Una sera d'estate, il proprietario di un piccolo bar di Indianapolis passa davanti alla casa di Montgomery e sente la sua chitarra suonare. Wes conosceva ormai a memoria tutti i soli di Christian e viene ingaggiato per fare serate musicali nei week-end. Da lì in poi inizia la carriera musicale di Montgomery che lo porterà in tournée con Lionel Hampton negli anni cinquanta e a incidere il suo primo disco con la Pacific Jazz all'età di 34 anni. Il suono della chitarra di Montgomery arriva alle orecchie di Cannonball Adderley che lo contatta e lo convince ad incidere per l'etichetta Riverside, una delle più prestigiose dell'epoca per la musica jazz.

Nel 1960 viene eletto The Best Jazz Newcomer dalla prestigiosa rivista Down Beat e Billboard (la bibbia musicale di quei tempi) lo nomina The Most Promising Jazz Instrumentalist dell'anno.

Nel 1961, pur continuando a incidere con la propria formazione, viene chiamato a far parte del gruppo di John Coltrane, con il quale si esibisce al Monterey Jazz Festival.

Nel 1965 forma un quartetto con Wynton Kelly al piano, incidendo uno storico album dal vivo: Smokin' at the Half-Note.

La sua popolarità dilaga in tutti gli Stati Uniti, le sue interpretazioni di brani come Round Midnight, Fly me to the moon, West Coast Blues diventano ben presto paradigmi musicali e gioielli jazzistici di grande spessore. Il suo modo di suonare a ottave diventa una caratteristica che verrà subito imitata da tutti i chitarristi jazz.

Nell'ultimo periodo la sua produzione si avvicina a un genere più commerciale, spinto probabilmente dalla politica delle case discografiche per cui incide (Verve e A&M). Tra gli altri registra con la Verve alcuni brani con l'organista Jimmy Smith: il disco si chiama "Jimmy and Wes: the dynamic duo" e comprende il blues di Ellington Night Train, insieme anche ad altri brani propri del duo. I jazzofili più intransigenti storcono il naso, ma la sua musica è sempre di altissimo livello (come nell'album California Dreaming del 1968) e arriva ad un grande numero di ascoltatori (incide anche una versione di Senza fine, brano di Gino Paoli).

Nel 1968, all'età di 45 anni, durante la registrazione del suo 23º album, Wes Montgomery muore per un attacco cardiaco lasciando la moglie e 7 figli. L'attore e cantante Anthony Montgomery è suo nipote. È stato "il maestro" per chitarristi come George Benson, Larry Carlton, Pat Martino, Lee Ritenour, Pat Metheny, Ronny Jordan, e ancora oggi il suo stile viene insegnato nelle più importanti scuole di jazz internazionali.

Stile

Lo stile chitarristico di Wes Montgomery ha influenzato la stragrande maggioranza dei chitarristi che dagli anni '60 in poi si sono approcciati all'improvvisazione jazz. Il suo suono caldo ed ovattato è divenuto un marchio di fabbrica che lo ha contraddistinto da ogni altro chitarrista del '900. I suoi assoli, per quanto si rifacciano a quella tradizione be bop che proprio negli anni dei suoi primi album incalzava in America e nel mondo, conservano una forte dose di originalità ed un alto grado di musicalità, dalle quali traspare una chiara e sempre presente matrice blues. Famoso a tutto il mondo per la sua particolare tecnica di "pizzicare" le corde con il pollice ottenendo così un suono caldo e particolarmente delicato a cui faceva da contraltare una elevatissima tecnica nell'esecuzione dei soli, spesso anche ad una notevole velocità, mantenendo sempre e comunque altissimo il livello espressivo. I suoi soli si mostrano altamente dinamici e precisi nell'esecuzione,e sono spesso alternati a delle altrettanto interessanti parti di accompagnamento. Nota , tra le altre, anche la sua tecnica del suonare la nota fondamentale pizzicando simultaneamente l'ottava più alta, utilizzata tanto nei soli che nei temi principali dei suoi pezzi.Tale tecnica è stata ripresa e largamente utilizzata da numerosi tra i più grandi maestri del jazz contemporaneo, uno su tutti George Benson.

da: Wikipedia

                                                                                        


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